I have a dream - Don Gionatan De Marco

Il sogno di un turismo No.Bel.

Turismo Spirituale


I have a dream - Don Gionatan De Marco

Il turismo religioso sta vivendo una primavera unica. Un fenomeno davvero curioso. Evidentemente, la cultura contemporanea ha lavorato, senza saperlo, a far riscoprire all’uomo la nostalgia del Divino, a fargli sperimentare la fame di senso. Infatti, le differenze con il turismo spirituale di ieri non sono poche. Se ciò che muoveva l’homo viator in epoca medievale e moderna era la meta, spesso cercata in una Basilica o in un Santuario significativo per la cristianità universale o locale, oggi ciò che muove le persone è soprattutto la ricerca di un luogo ospitale e trasformante. È il turismo spirituale di oggi, esperienza di luoghi che si fanno laboratori di senso e di relazioni che avviano processi di possibilità nuove per alimentare la vita di desideri autentici, con una presenza ecclesiale capace di simpatia ed empatia spirituale, una indubbia dose di creatività e una non comune competenza nel padroneggiare lo slancio di evangelizzazione secondo autentiche sensibilità missionarie.

Sogno che il turismo religioso sia un’esperienza in cui un luogo con tutte le sue potenzialità culturali, artistiche, di volti… diventa capace di accompagnare gli ospiti a cercare il senso dei giorni, a vivere con gioia e pace e a sperare con coraggio. Diventa determinante il fatto che l’esperienza sia fortemente evocativa e generativa. Evocativa, perché il turismo religioso – attraverso esperienze o semplici elementi wow – invita a fare memoria, a ripercorrere la vita rigustandone i giorni per rendere vivi i gusti dolci del bene incarnato o per poter digerire erbe amare di dolore o di solitudine o di errore. E questo non per cullarsi o piangersi addosso, ma per abbracciare il passato e farlo diventare il punto di partenza per una storia di benedizioni. Generativa, perché la memoria si trasforma in speranza, in un futuro che si fa possibilità presente di prendere in braccio la vita e portarla su strade inedite di pienezza e di gioia. E i sogni vengono riattivati, i desideri vengono riaccesi, i valori ridiventano motore di una vita che vuole essere buona e bella… come quella del Vivente.

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E in questo turismo religioso, sogno che la Comunità cristiana sia protagonista nell’andare nel campo del mondo per seminare Bellezza tra le pieghe della storia. E il protagonismo dovrà essere propositivo e creativo, attivando infiniti itinera stuporis, percorsi di vita buona, per rieducare i figli e le figlie del terzo millennio all’arte vitale dello stupore: senza stupore non c’è desiderio; senza desiderio non c’è amore; senza amore non c’è vita; senza vita non c’è gioia! Educare allo stupore diventa una priorità, non avendo riserve sulla necessità di toccare le corde della mente e del cuore, ma anche quelle emotive della pancia. Ci sta a cuore la vita integrale e integrata delle persone, soprattutto dei ragazzi e dei giovani.

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La Bellezza apre sempre la strada allo stupore. E lo stupore non è un attimo, ma è ciò che fermenta un’esperienza. Lo stupore è il luogo originario di quel qualcosa che per noi accade, che ci incontra, ci sopraggiunge, ci sconvolge e ci trasforma. Lo stupore non è un’esperienza eccezionale, ma un’esperienza comune che si riempie di eccezionalità e si fa ripresa (rimanda a sé, alla propria vita) e domanda (perché io?). E lo stupore è la circostanza in cui il vedere è costretto a diventare un guardare. Nello stupore il qualcosa che accade interpella il soggetto che guarda a porsi l’interrogativo fondamentale: perché mai io vivo qui e ora? È questa l’esperienza di turismo che chiameremo turismo No.Bel., ministero della Comunità cristiana che si attua in un tipo particolare di relazione tra un animatore e una persona che vive un’esperienza unica di incontro con lo stupore attraverso elementi wow, capaci di suscitare questo sentimento. Si accompagnerà la persona in un percorso che, da stupito consapevole, favorisca una lettura positiva del vissuto, dando la possibilità di sanare le svariate forme di difficoltà o ferite esistenziali, allenandola all’arte della gratitudine e alimentandone il desiderio di una vita integralmente gioiosa!


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