Il volto del Sabato Santo
Più volte nel tempo della quarantena il pensiero dei credenti è andato all’uomo della Sindone, immagine delle sofferenze per antonomasia. Il Sacro lino, è stato definito dal Papa emerito “icona del Sabato del Santo”, che è il giorno del nascondimento di Dio. «Dopo le due guerre mondiali, i lager e i gulag, Hiroshima e Nagasaki – afferma Ratzinger –, la nostra epoca è diventata in misura sempre maggiore un Sabato Santo: l’oscurità di questo giorno interpella tutti coloro che si interrogano sulla vita, in modo particolare interpella noi credenti. Anche noi abbiamo a che fare con questa oscurità». Un buio, però, già proiettato sulla «luce di una speranza nuova: la luce della Risurrezione».
Anche Papa Francesco ci ha ricordato che non siamo noi che contempliamo, nella Sindone, un volto che ha gli occhi chiusi dalla morte. Ma è lui che ci guarda per farci comprendere quale grande amore ha avuto per noi. Quel volto parla al cuore di ogni uomo e ci comunica una grande pace ed è come se ci dicesse: abbi fiducia, non perdere la speranza, la forza dell’amore vince tutto.
Anche Papa Francesco ci ha ricordato che non siamo noi che contempliamo, nella Sindone, un volto che ha gli occhi chiusi dalla morte. Ma è lui che ci guarda per farci comprendere quale grande amore ha avuto per noi. Quel volto parla al cuore di ogni uomo e ci comunica una grande pace ed è come se ci dicesse: abbi fiducia, non perdere la speranza, la forza dell’amore vince tutto.
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