La luce non può essere “progettata in serie”, progettare la luce in una chiesa moderna o antica è un processo di ascolto, osservazione e composizione con lo spazio architettonico e la liturgia praticata in quello specifico spazio.
Le chiese progettate nella conformità del rito, a seconda della fede religiosa, si esprimono attraverso le simbologie di riferimento in stretto rapporto con la luce che entra in relazione con la sensibilità di chi le vive.
La luce artificiale è uno dei materiali che contribuisce alla valorizzazione e manutenzione dei beni immobili, mobili e immateriali nella chiesa; materiale impalpabile con forte espressività, dosata bene la luce crea una sensazione di benessere emotivo, psicologico e di confort visivo, mai protagonista ma al servizio dello spazio e delle esigenze.
La chiesa parrocchiale di San Martino a Lesa (NO) racconta come la semplice luce da lettura per l’assemblea è stata progettata rispettando i 6 antichi lampadari esistenti e come la tecnologia oggi può risolvere problematiche irrealizzabili in passato, grazie alla miniaturizzazione e all’efficienza delle sorgenti.
I lampadari hanno una serie di bracci con delle finte candele e una coppa in vetro centrale di piccola dimensione,19cm ed è in questo spazio che ho ideato una complessa macchina a LED. La chiesa dispone di un vecchio impianto luci ed è piacevolmente buia, scampata all’intervento illuminotecnico invasivo che spesso ha deturpato questi luoghi a vantaggio esclusivo della tanta luce.
Serviva luce da lettura, meglio distribuita sull’assemblea, con don Massimo, abbiamo da subito definito, di non posizionare apparecchi illuminanti sul cornicione, pur piccoli sono sempre elementi interferenti che modificano lo spazio architettonico e la sensazione avvolgente dei fedeli con lo spazio, quando accesi.
L’interdistanza tra una sospensione e l’altra è di 6 mt, sono partita da questo limite per elaborare il progetto. Sulla base della scheda guida illuminazione chiese e dal pensiero di don Massimo “I fedeli sono chiamati in chiesa per ascoltare la parola di Dio non a leggerla” è emerso un ulteriore requisito illuminotecnico da rispettare: raggiungere 150 lx ben distribuiti sull’assemblea.
Gli apparecchi a LED 20watt ottica 40° CRI 95 – 2700K inseriti in ogni lampadario sono 5 per un totale di 100watt a lampadario, orientati ed angolati sull’asse orizzontale e verticale di diversi gradi, al fine di riuscire a costruire un solido fotometrico batwing al fine di rispettare i parametri di progetto.
L’illuminazione complessiva della chiesa è ancora sulla carta in fase di discussione, le foto sono relative solo alla luce da lettura e non possono esprimere tutto il pensiero di progetto.
La chiesa S.S. Pietro e Paolo a Ponte San Pietro (BG) esemplifica il pensiero di come l’illuminazione “su misura” rispetta il luogo sacro.
Progetto che risale al 2006 dove ho ideato, su nulla osta della Curia e della Soprintendenza, 3 grandi lampadari dal diametro di circa 3,5mt equipaggiati con tutti gli apparecchi illuminanti necessari a illuminare tutte le funzioni della chiesa.
Sfortunatamente dieci anni fa le tecnologie erano differenti, si sono impiegati più watt per raggiungere i risultati di progetto. In entrambi i progetti i principi comuni ed essenziali per la buona riuscita della illuminazione sono stati: progetto redatto da un lighting designer indipendente, pensato, discusso con tutti i referenti coinvolti nel processo (parroco, Curia, architetto, ingegnere, Soprintendenza, impiantista, fedeli, …) apparecchi illuminanti affidabili di qualità eccellente e ottime maestranze; lavorare in questi spazi occorre che tutti gli attori coinvolti abbaino una sensibilità e competenza speciale.
Scopri il programma di Stati Generali dell'Edilizia di Culto alla prossima edizione di Koinè dal 16 al 18 Febbraio 2019.