La cura delle persone e dei beni. Il rischio sismico.

Il processo culturale necessario per coniugare la sicurezza con la conservazione dal punto di vista dell'Ing. Paolo Iannelli – Soprintendente Speciale per le aree colpite dal sisma del 24 agosto 2016

Edilizia di Culto


La cura delle persone e dei beni. Il rischio sismico.

Il danneggiamento di un bene culturale rappresenta, prima ancora che un danno economico, una ferita alla collettività a cui quel bene appartiene ed alle generazioni future che rischiano di essere private di quel patrimonio di conoscenza e di cultura che quel bene avrebbe loro trasmesso.

Nel caso degli edifici destinati al culto, l’inagibilità di un luogo in cui si svolgono oltre alle funzioni di culto molte delle principali attività sociali della comunità, costituisce un trauma aggiuntivo che genera una notevole perdita di fiducia nel futuro e di crisi dell’identità sociale della comunità stessa. Tutte le attività svolte nella fase emergenziale, messe in sicurezza delle parti pericolanti e salvaguardia dei beni presenti all’interno, nonché gli interventi di ricostruzione, consolidamento e restauro devono essere svolte in forma coordinata ed auspicabilmente con una tempistica tale da garantire la disponibilità del bene e quindi di quel valore identitario nei tempi strettamente necessari, ma con un livello di sicurezza certamente più elevato di quello precedente.

Tale fondamentale principio impone innanzitutto un processo culturale e una visione “diversa” del nostro patrimonio, con un approccio progettuale più complesso e completo che riguardi tutti gli aspetti connessi alla vita di un’opera, dalla progettazione di interventi alla sua gestione. Coniugare sicurezza e tutela si può e si deve porre come obiettivo primario della progettazione degli interventi susseguenti ad un evento calamitoso ma anche come finalità del sistema di gestione degli immobili e delle loro funzioni, e perseguire prioritariamente attraverso un’efficace azione di prevenzione.
Come per tutti i rischi infatti, riveste indubbiamente un ruolo primario l’attività di prevenzione, intesa come messa in atto di tutte quelle azioni volte a ridurre la vulnerabilità del patrimonio nei confronti delle azioni connesse con gli eventi calamitosi.

Tra le azioni di prevenzione più significative, la conoscenza approfondita del patrimonio e delle sue criticità nei confronti dei pericoli a cui è soggetto e la promozione della cultura di una manutenzione costante, ne sono certamente i primi ineludibili passi, fondamentali per poter mettere in atto l’eliminazione di tutte quelle criticità “locali” sopravvenute nel tempo, derivanti dalle alterazioni dei “contenitori” ma anche da vetustà fisiologiche.


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