• Home
  • Edilizia di Culto
  • Dare priorità al tempo significa occuparsi di iniziare processi più che possedere spazi

Dare priorità al tempo significa occuparsi di iniziare processi più che possedere spazi

Papa Francesco, Saluto al Convegno “Dio non abita più qui”, 29.11.18

Edilizia di Culto


Dare priorità al tempo significa occuparsi di iniziare processi più che possedere spazi

La constatazione che molte chiese, fino a pochi anni fa necessarie, ora non lo sono più, per mancanza di fedeli e di clero, o per una diversa distribuzione della popolazione nelle città e nelle zone rurali, va accolta nella Chiesa non con ansia, ma come un segno dei tempi che ci invita a una riflessione e ci impone un adattamento.

E’ ciò che in qualche modo afferma l’Esortazione Apostolica Evangelii gaudium quando, sostenendo la superiorità del tempo sullo spazio, dichiara che «dare priorità al tempo significa occuparsi di iniziare processi più che di possedere spazi. Il tempo ordina gli spazi, li illumina e li trasforma in anelli di una catena in costante crescita, senza retromarce» (n. 223). Questa riflessione, avviata da tempo sul piano tecnico in ambito accademico e professionale, è stata già affrontata da alcuni episcopati.

Il contributo del presente convegno è certamente quello di far percepire l’ampiezza delle problematiche, ma anche di far condividere esperienze virtuose, grazie alla presenza dei delegati delle Conferenze Episcopali dell’Europa e di alcuni Paesi dell’America settentrionale e dell’Oceania.

Ai Vescovi raccomando vivamente che ogni decisione sia frutto di una riflessione corale condotta in seno alla comunità cristiana e in dialogo con la comunità civile. La dismissione non deve essere la prima e unica soluzione a cui pensare, né mai essere effettuata con scandalo dei fedeli.

Qualora si rendesse necessaria, dovrebbe essere inserita per tempo nella ordinaria programmazione pastorale, essere preceduta da una adeguata informazione e risultare il più possibile condivisa.

Nel Primo libro dei Maccabei si legge che, una volta liberata Gerusalemme e restaurato il tempio profanato dai pagani, i liberatori, dovendo decidere la sorte delle pietre del vecchio altare demolito, preferirono metterle da parte «finché fosse comparso un profeta a decidere di esse» (4,46).

Anche l’edificazione di una chiesa o la sua nuova destinazione non sono operazioni trattabili solo sotto il profilo tecnico o economico, ma vanno valutate secondo lo spirito della profezia: attraverso di esse, infatti, passa la testimonianza della fede della Chiesa, che accoglie e valorizza la presenza del suo Signore nella storia.

 


Share this article:
Il tuo browser non è aggiornato!

Aggiornalo per vedere questo sito correttamente. Aggiorna ora

×