Progetto “Bellezza e Speranza per Tutti”

Breve presentazione a cura dell'Ufficio nazionale per la Pastorale del tempo libero, turismo e sport della Conferenza Episcopale Italiana

Turismo Spirituale



L’Ufficio nazionale per la Pastorale del tempo libero, turismo e sport della Conferenza Episcopale Italiana presenta il progetto “Bellezza e speranza per tutti. Parchi e Reti culturali ecclesiali: quando il turismo diventa via di vita buona e speranza concreta”.

Mons. Mario Lusek, già direttore dell’Ufficio nazionale della CEI per la Pastorale del tempo libero, turismo e sport, così scriveva nelle precedenti linee guida che presentavano per la prima volta il progetto del Parco Culturale Ecclesiale: nasce la proposta di organizzare con un prevalente compito di annuncio e trasmissione della fede, la fruibilità e la valorizzazione dei beni culturali della Chiesa nella forma del parco. Per Parco s’intende un’area legata non solo al territorio geografico, ma anche alla cultura, alle tradizioni, agli stili di vita, alle esperienze religiose come risposta alla necessità di tutela, di valorizzazione nella sua specifica peculiarità storica, culturale, ambientale, economica, spirituale. E per Parco Culturale Ecclesiale, di conseguenza, s'intende un sistema territoriale che promuove, recupera e valorizza, attraverso una strategia coordinata e integrata il patrimonio liturgico, storico, artistico, architettonico, museale, ricettivo, ludico di una o più Chiese particolari.

L’ospite che bussa alla porta della comunità cristiana è sacro, tanto che alcuni senza saperlo hanno ospitato degli angeli. È questa consapevolezza che ci spinge ad aprire la porta per ospitare gli uomini e le donne di oggi che nelle loro estenuanti corse trafelate cercano un luogo dove fare esperienza di una Bellezza non solo estetica, ma che prende anima anche nelle relazioni e nelle esperienze, capaci di donare possibili risposte alle tante domande che albergano da sempre nel cuore di ognuno. Domande di senso, a cui si può cercare di dare una risposta solo partendo dall’esperienza dello stupore. È questa la sorgente prima dell’idea di creare i Parchi o Reti Culturali Ecclesiali (PCE), veri e propri sistemi di Bellezza, perché i nostri ospiti possano nutrirsi di Vita e di Speranza.

È una scelta di Chiesa in uscita. Si apre una prospettiva nuova: ogni Chiesa, avendo preso consapevolezza della Bellezza che custodisce, esce con fiducia verso l’ospite; trova l’audacia di percorrere le sue strade, volendo costruire piazze di incontro e offrire la compagnia della cura e della fraternità, nel clima gioioso della festa.

Concretizzare un’esperienza di pastorale integrata e attivare laboratori di Bene comune sono le coordinate metodologiche che un PCE è chiamato a realizzare. Avviare innanzitutto processi ad intra che abilitino le pastorali a mettere in atto la pastorale. Tutti gli Uffici nazionali e diocesani – se ne hanno la volontà – possono diventare motore di idee e di vita per un PCE. Tutti i battezzati possono trovare il loro posto, diventare protagonisti consapevoli di un patrimonio da conoscere e da valorizzare ed essere evangelizzatori attenti, capaci di coltivare le domande che provengono dall’esperienza di fede e di andare incontro agli ospiti che per un periodo vivono una Chiesa, animati da un’autentica ricerca di senso e di giustizia. E poi, cercare di attivare processi per buone pratiche di comunione di progetti tra comunità ecclesiale e comunità civile, (istituzioni, imprenditori e terzo settore). Il PCE sarà esperienza concreta di ecologia umana, in cui non si calpestano le possibilità dell’altro, ma dove si portano insieme i pesi della fatica e la leggerezza dei sogni in una logica conviviale.

Trasformare i territori in luoghi di esperienza della Bellezza è la grande scommessa, culturale prima che turistica, che una Chiesa fa nel dare vita ad un PCE. Nella società dei non-luoghi, la Comunità cristiana intende spianare la strada affinché i territori diventino locus Lucis in cui l’ospite si senta accolto e riconosciuto, dove si tessono situazioni in cui le relazioni sappiano offrire calore, dove il patrimonio di cultura e tradizione sappia stupire e le persone abbiano qualcosa da raccontare.

Ogni Chiesa particolare vuole concretizzare con il PCE la speranza che annuncia. Le parole se non sono accompagnate dai segni non si fanno Parola. È l’insegnamento grande del Vangelo di Gesù Cristo che la Comunità cristiana è chiamata ad incarnare in ogni tempo. Con il PCE la Chiesa vuole concretizzare la speranza della sostenibilità, perché il creato e le relazioni continuino ad essere garanzia di umanizzazione delle esperienze. Con il PCE la Chiesa vuole concretizzare la speranza dell’accessibilità, perché a tutti sia data la possibilità di vivere ogni luogo in pienezza, senza esclusione e senza barriere. Con il PCE la Chiesa vuole concretizzare la speranza delle opportunità, perché le terre svuotate da menti e da forze tornino a brulicare di vita realizzata in un lavoro dignitoso e giusto.

Il Progetto “Bellezza e Speranza per tutti” con i PCE è immaginato come una grande opportunità: un’enorme riserva di valore per l'Italia e per gli italiani di oggi e di domani. Un progetto promosso dalla Chiesa, ma che intende rivolgersi a chiunque abbia volontà di progettare, implementare, governare, gestire, mantenere, animare, promuovere e valorizzare gli immensi patrimoni materiali e immateriali delle diverse aree del Bel Paese. Ma come ogni cammino, la costituzione di un PCE è una sfida: proseguire nella ricerca e nell’esplorazione dei territori, nell’ascolto e nella divulgazione, nella scoperta di buone prassi da narrare e trasferire, di contenuti che integrino e amplino il messaggio evangelico, verso esigenze contemporanee cui dare risposta e di scenari futuri ancora da disegnare. Tutto e sempre per amore di Dio e dell’uomo.

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