Una veste sacerdotale nell'azione liturgica: la casula note liturgiche

Chiesa e Liturgia


Una veste sacerdotale nell'azione liturgica: la casula note liturgiche

SCHMITT PARAMENTE .

La liturgia cristiana riconosce il proprio statuto essenziale nella memoria rituale degli eventi pasquali di Gesù Cristo, trasmessi ai credenti, che sono la Chiesa, mediante le azioni comunitarie che esprimono e significano la salvezza donata da Dio nell’oggi della fede. (Cfr. Sc nn.5-7). Il Concilio Vaticano II segna una svolta importante nella chiarificazione globale del concetto e della prassi liturgica corretta. I segni di comunicazione sono indispensabili alla celebrazione e mantengono il loro valore in un contesto che congiunge gli antichi fatti pasquali con i successivi dati culturali. Solo a questo patto, l’uso accolto nella Chiesa di codici rituali differenziati (iconico, verbale, olfattivo, gestuale, vestimentale, oggettuale), mantiene la sua sensatezza anche nel confronto e nel contesto delle grandi opzioni di fede. Sarà la storia della fede cristiana a guidarci alla ricerca del metodo e dei contenuti atti a valorizzare anche il piccolo segno che costituisce l’abito liturgico. In ciascuna delle aree culturali influenzate dal cristianesimo in espansione, si cercarono dei canoni autoctoni per l’abito rituale, dapprima con l’accoglienza dei comuni elementi laici e quotidiani, successivamente con una loro fissazione e sacralizzazione. Per le comunità cristiane del bacino mediterraneo, e in specie per l’ Occidente europeo, fu la conservazione stilizzata di abiti civili comuni nella tarda antichità a stabilire per il tempo successivo la foggia dei paramenti. La casula (ossia, piccola casa o capanna, a causa della sua forma) proviene dalla paenula, mantello da viaggio, avvolgente e a cono circolare o ellittico, indossata sopra la tunica o alba. Originariamente veste del ceto sociale basso, tinta dapprima di colore scuro, prese più tardi il posto della toga, divenendo veste festiva e di colore chiaro. Disegnare, cucire, indossare la casula implica una consapevolezza teologica e antropologica, ma anche una avvertenza nuova di carattere ecclesiale e celebrativo. La casula, come ogni altra veste liturgica, deve non solo adeguarsi a criteri di ripresa storica, ma, come prevede la attuale normativa, corrispondere alla dignità dell’azione liturgica e della persona che la porta. La casula sta dunque ad indicare la funzione sacerdotale, indossano la casula solo il vescovo e il presbitero nella S. Messa e nelle azioni liturgiche a questa strettamente collegate. Una casula è abito sensato e significante solo nella realtà celebrativa della fede carica della propria storia culturale simbolica. Importanza e coerenza si riconosceranno nel mantenimento della forma tradizionale e dei colori atti ad illustrare catechisticamente i misteri o sacramenti celebrati. Sarà però determinante il riferimento storico-salvifico, trinitario cristologico, e pneumatologico, vitalmente inserito nella actio celebrativa dell’Eucaristia. A questi punti di riferimento deve attenersi chi è chiamato a progettare il tessuto e a confezionare il manufatto, ma anche a colui che indossa e chi osserva l’indossatore. L’abito proprio di chi copre la funzione ecclesiale e sacramentale non può e non deve essere considerato alla stregua di una veste privata. Essa è destinata a parlare e a significare la presenza e l’azione di Cristo per un’assemblea di fede. E’ tale infatti il soggetto ed il contesto nei quali prende genuino valore. La casula non riguarda la individuale spiritualità del vescovo o del presbiterio. Mediante i vari segni-simboli dell’azione rituale, comprese le vesti, il popolo di Dio, presieduto da Cristo, nella persona del ministro presidente, si riconosce coprotagonista dello scambio salvifico.

Qualità richieste

WEFERS

Nella progettazione di una Casula si dovrà tener conto dei seguenti punti:

  1. a) Simboli, segni, immagini, figurazioni
La bellezza e la nobiltà delle vesti si devono cercare e porre in risalto più nella forma e nelle materie usate, che nella ricchezza dell’ornato. Non è più accettabile la stanca ripetizione di iconografie scontate, come monogrammi, croci, calici, ecc. e il ricorso ad elementi inseriti come nel caso dei cosiddetti “stoloni”, che sono ulteriori decurtazioni praticistiche di una veste nobile già di per sé essenziale. Ne derivano ampie possibilità (e responsabilità) creative che, nella scelta dei tessuti e nel taglio della forma potranno spaziare a più lungo raggio. La sensibilità attuale suggerisce di allargare la ricerca ai nuovi materiali e tessuti, nonché alle proposte che uniscano qualità e dignità.
  1. b) Il colore

“La differenza dei colori nelle vesti sacre ha lo scopo di esprimere, anche con mezzi esterni le
caratteristiche particolari dei misteri della fede che vengono celebrati, e il senso della vita cristiana in cammino lungo il corso dell’anno liturgico. Riguardo al colore delle sacre vesti, si mantenga l’uso tradizionale, e cioè: Il colore bianco si usa negli Uffici e nelle Messe del Tempo pasquale e del Tempo natalizio, inoltre nelle feste e nelle «memorie» del Signore, escluse quelle della Passione, nelle feste e nelle «memorie» della beata Vergine, degli angeli, dei santi non martiri, nella festa di tutti i santi (1 novembre), di san Giovanni Battista,di san Giovanni evangelista, della Cattedra di san Pietro e della Conversione di san Paolo. Il colore rosso si usa nella domenica di Passione (o delle Palme) e nel Venerdì Santo, nella domenica di Pentecoste, nelle celebrazioni della Passione del Signore, nella festa natalizia degli Apostoli e degli evangelisti e nelle celebrazioni dei santi martiri. Il colore verde si usa negli Uffici e nelle Messe del Tempo
Ordinario. Il colore viola si usa nel tempo di Avvento e di Quaresima. Si può usare negli Uffici e nelle Messe per i defunti. Il colore nero si può usare nelle Messe per i defunti. Il colore rosaceo, si può usare nelle domeniche Gaudete (III di Avvento) e Laetare (IV di Quaresima).

  1. c) La materia
Per la realizzazione delle vesti sacre, oltre alla stoffe tradizionali, si possono usare altre fibre naturali, come pure fibre artificiali, purché rispondenti alla dignità dell’azione liturgiche. La riforma liturgica ha portato in linea di principio ad una sostanziale liberalizzazione per quanto riguarda la materia per la confezione delle vesti liturgiche.
  1. d) La forma
La Casula è una sorta di mantello che può avere delle varianti nella forma come sotto descritte:
  • forma semicircolare ma detta "a mantello"
  • forma ellittica ridotta ai lati detta "medioevale"
  • forma ellittica ulteriormente ridotta ai lati ma preservante l'aspetto di un mantello
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