Illuminare le chiese: la complessità del tema

Chiara Aghemo, Gabriele Piccablotto, Rossella Taraglio

Edilizia di Culto


Illuminare le chiese: la complessità del tema

L’intervento presenta una riflessione sulla complessità del tema dell’illuminazione delle chiese. Ripercorrendo le diverse valenze della luce nei luoghi di culto, propone una metodologia per affrontare il progetto della luce secondo un approccio multidisciplinare, individuando nelle nuove tecnologie per l’illuminazione la flessibilità tecnica per proporre soluzioni adeguate ad un ambiente nel quale la luce assume un significato non solo funzionale ma anche e soprattutto spirituale.

Premessa

L’illuminazione delle chiese offre variegati spunti di riflessione e il progetto della luce per il luogo di culto può portare a risultati molto diversi a seconda dell’approccio e della metodologia seguita.

Alcune citazioni di studiosi e personalità che hanno argomentato in diverse sedi circa il ruolo della luce in una chiesa testimoniano la pluralità di punti di vista e l’attualità del dibattito culturale sull’argomento.

Angelo Scola: «All’interno del luogo di culto la luce deve essere plasmata innanzitutto in funzione della liturgia e, di seguito, secondo un processo sostanzialmente inclusivo, deve saper interpretare tutte le altre azioni che nella chiesa hanno luogo»[1].

Enrico Mazza: «Occorre fare una chiara distinzione tra l’illuminazione dell’edificio e l’illuminazione dell’azione liturgica che vi si compie. Le esigenze della prima non coincidono con le esigenze della seconda»[2].

Corrado Terzi: «La luce può realizzare una presenza narrativa e una aderenza alla struttura e ai significati del rito che fino ad oggi è sempre stato appannaggio della musica sacra»[3].

Gianni Ottolini: «…illuminare per consentire lo svolgimento delle azioni e mettere in luce per sottolineare esteticamente il valore e il senso di azioni e cose»[4].

Lorenzo Fellin: «l’introduzione della tecnologia nel luogo di culto è legittima fin quando non sia tradito il senso del luogo e oscurati la memoria che questo evoca e l’attualità dell’evento cristiano».

«[…] Architettura e ingegneria sul tema della luce dovrebbero comunque rispondere al canone di un’arte sacra, non celebrativa di un artista, ma del Signore. […] Occorre attenersi a un codice che veda al primo piano la finalità del luogo contro ogni tentazione personalistica, che rispetti scrupolosamente le integrità dei segni e della memoria. Sono in agguato derive verso la chiesa “teatro”, la chiesa “monumento all’architettura”, la chiesa “sala polivalente”. È forte il rischio di creare un non luogo. Sul versante opposto vi è la tentazione del fai-da-te, dell’enfasi tecnologica, del massimo risparmio»[5].

Appare chiaro dunque che in una chiesa la luce gioca un ruolo essenziale nell’organizzazione, valorizzazione e fruizione dello spazio.

Una chiesa vive diverse situazioni: condizioni di estrema solennità e di meditativo raccoglimento; la preghiera comunitaria di più persone e la preghiera personale e silenziosa del singolo; la fruizione delle opere d’arte e la lettura della struttura architettonica nel suo insieme.

Per ciò che attiene alla vocazione liturgica dello spazio sacro deve permanere la possibilità di scegliere tra soluzioni diverse, rispondenti alla natura delle diverse celebrazioni.
Nella liturgia giocano ruoli essenziali sia lo spazio e la sua organizzazione, sia la luce e il suo sapiente uso. Ciò significa chiedere alla luce di accompagnare, sottolineare e valorizzare la duttilità della liturgia e dei suoi eventi, sapendosi adattare a loro come intelligente servizio. I momenti in cui in chiesa non ci sono presenze o non si svolge alcun rito, la luce deve comunque evocare negli abituali od occasionali visitatori il significato simbolico del luogo, consentendo nel contempo la facile riconoscibilità degli elementi artistici e architettonici.
La complessità del tema si può sviluppare a partire dai vari elementi che concorrono al progetto della luce.

In primo luogo occorre riflettere sul soggetto che fruisce dello spazio “chiesa” in una logica di soddisfacimento delle esigenze. I soggetti che possono trovarsi in questo ambiente sono diversi e diverse sono le azioni che in esso si possono svolgere. Si pensi ad un fedele che partecipa ad una funzione liturgica o ad un turista che si trova nella chiesa per fruire dei beni e delle opere artistiche in essa contenuti, o ancora al personale addetto alla manutenzione ordinaria. Da un punto di vista tecnico, all’individuo sono correlate esigenze primarie in ordine alla sicurezza, alla prestazione visiva, al benessere ed al comfort visivo.

Come diffusamente già argomentato, questa primaria esigenza diventa più complessa nel momento in cui si prende in considerazione l’utente come fedele, in quanto si tratta di considerare non solo le esigenze di un singolo individuo ma quelle di una “comunità orante” che partecipa in forma di assemblea all’azione liturgica che si sviluppa secondo tempi e riti ben definiti.

Se il punto di vista poi è quello del visitatore, sarà molto sentita l’esigenza di creare un ambiente che esalta i contenuti artistici, e la possibilità della loro fruizione ottimizzando la resa dei colori delle opere pittoriche, piuttosto che il modellato delle opere scultoree e dell’architettura.

Il secondo elemento che concorre al progetto è l’architettura che con le sue forme, composizione, stile offre vincoli e potenzialità che interagiscono con la luce. Risultano molto diverse le modalità di distribuzione della luce naturale in chiese di epoche storiche diverse. Il progetto della luce artificiale dovrà integrarsi con essa.

Al manufatto si lega anche il corpo normativo e la legislazione che pongono prescrizioni in merito alla fruizione del luogo pubblico ed in particolare alla tutela del bene. Sono poi legate all’architettura ed alle opere d’arte in essa contenute le esigenze di conservazione.

Il terzo fattore è legato alle problematiche di economia e ambiente, quali l’installazione, la manutenzione, il funzionamento, il risparmio energetico e l’ottimizzazione delle risorse spese. Anche questi temi pongono limiti e indirizzi al progetto e devono essere considerati fin dalle fasi iniziali.

[1] Mons. Angelo Scola, Arcivescovo di Milano, in [7]

[2] Mons. Enrico Mazza, Docente di “Storia della Liturgia” fino al 2010, in [7]

[3] Prof. Arch. Corrado Terzi, Coordinamento scientifico Master in Lighting Design, Sapienza Università di Roma, in [7]

[4] Prof. Gianni Ottolini, Politecnico di Milano, Dipartimento di Architettura e Studi Urbani, in [7]

[5] Prof. Ing. Lorenzo Fellin, Membro di AIDI (Associazione Italiana di Illuminazione), Presidente della Commissione Scientifica AIDI per l’illuminazione degli spazi liturgici (2007), in [7]

Il progetto della luce: gli strumenti operativi

Una volta disaggregati i temi sopra citati occorre ricomporli, consapevoli che la progettazione è “un’attività complessa”, volta alla definizione di una proposta progettuale integrata.

Quali sono gli strumenti a disposizione dei progettisti?

I documenti CEI, la Nota Pastorale CEI n. 26/1993 “La progettazione di nuove chiese” e la Nota Pastorale CEI n. 57/1996 “L’adeguamento delle chiese secondo la riforma liturgica”, costituiscono un riferimento essenziale sul tema dell’illuminazione delle chiese e contengono alcune indicazioni operative specifiche.

I documenti CEI sono stati il punto di partenza di un dibattito che ha visto quali protagonisti esperti di liturgia e di illuminazione. Nel 2007, nell’ambito di AIDI (Associazione Italiana di Illuminazione) e in collaborazione con gli Uffici Nazionali Beni Culturali ed Edilizia di Culto della CEI, è stata costituita una Commissione mista che ha dato luogo alle Linee guida per la progettazione dell’illuminazione nei luoghi di culto [8].

Il progetto della luce: una metodologia di lavoro

Sulla base delle considerazioni e degli strumenti esposti in precedenza si presenta una metodologia di progetto e l’applicazione su un caso di studio di cui è stata seguita la progettazione e la successiva realizzazione. Il metodo proposto trova riscontro anche nella recente normativa tecnica UNI 11630:2016 Luce e illuminazione - Criteri per la stesura del progetto illuminotecnico, che sintetizza le fasi di sviluppo del progetto illuminotecnico e riporta dettagliatamente l’elenco degli elaborati da produrre.

Il metodo di lavoro proposto può essere sintetizzato nelle seguenti fasi:

  • analizzare la situazione esistente al fine di mettere in evidenza le caratteristiche architettoniche dei manufatti considerati, le attività e le tipologie di utenza presenti;
  • esaminare la legislazione e le disposizioni di indirizzo;
  • determinare un quadro di esigenze/requisiti per la definizione degli obiettivi di progetto;
  • ipotizzare scenari illuminotecnici;
  • definire le sorgenti, gli apparecchi ed i sistemi di illuminazione;
  • verificare con metodi di calcolo semplificati se le scelte iniziali possono soddisfare i requisiti di progetto;
  • approfondire le scelte progettuali per sviluppare il progetto illuminotecnico definitivo;
  • simulare il progetto attraverso una verifica più complessa con l’impiego di un software illuminotecnico che consente di verificare i risultati su molteplici superfici sia in termini di quantità sia di distribuzione del contributo luminoso;
  • confrontare i risultati ottenuti e i requisiti iniziali.
Al fine di determinare il quadro esigenze/requisiti occorre in particolare procedere a:
  • analisi delle attività: analisi dello svolgimento delle funzioni liturgiche (tipo, tempi e frequenze);
  • analisi dei luoghi: analisi della presenza dell’illuminazione diurna (gran parte delle celebrazioni avviene nelle ore diurne), analisi degli spazi dove le funzioni liturgiche si esplicano, riconoscere la gerarchia dei luoghi;
  • analisi delle emergenze architettoniche: analisi dei significati storico-culturali o progettuali;
  • analisi delle emergenze artistiche: analisi delle condizioni ambientali di percezione dello spazio e della fruizione delle opere d’arte;
  • analisi del budget e dei consumi: analisi della quantità dei possibili interventi manutentivi, analisi della quantità dei consumi ipotizzabili generali e relativi.

Bibliografia

[1] Giancarlo Santi, L’adeguamento degli edifici di culto: in I Quaderni della Cattedra, Cattedra di Dialogo tra le Culture, Ragusa, 2016

[2] Giancarlo Santi, L’adeguamento delle chiese secondo la riforma liturgica.

[3] G. Boselli (a cura di), Architetture della luce, arte spazi, liturgia, Atti del XIII Convegno liturgico internazionale, Edizione Qiqajon, Comunità di Bose Magnano (BI), 2016

[4] C. Aghemo, M. C. Azzolino, G. Piccablotto, R. Taraglio, Luce per le chiese: Il progetto illuminotecnico per la chiesa di Santa Maria Vergine Assunta a Villarfocchiardo (To), in Recupero e Conservazione, n. 134, giugno 2016, art. 32, ISSN 2283-7558

[5] G. Boselli (a cura di), L’adeguamento liturgico. Identità e trasformazione delle chiese, Atti del X Convegno liturgico internazionale, Edizione Qiqajon, Comunità di Bose Magnano (BI), 2013

[6] D. Forconi (a cura di), Luce nelle chiese, Atti dei convegni AIDI Milano Roma, Venezia, Ediplan editrice, Milano 2010

Norme e raccomandazioni

UNI 11630:2016, Luce e illuminazione - Criteri per la stesura del progetto illuminotecnico
Nota Pastorale CEI n. 57/1996 “L’adeguamento delle chiese secondo la riforma liturgica”
Nota Pastorale CEI n. 26/1993 “La progettazione di nuove chiese”

 

Chiara Aghemo

Professore ordinario di Fisica Tecnica Ambientale presso il Politecnico di Torino.

Gabriele Piccablotto, Rossella Taraglio

Architetti del Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino.


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