Politiche territoriali per il patrimonio culturale ecclesiastico

Un approccio multiscalare e responsabile al rischio sismico: Andrea Longhi, Giulia De Lucia Politecnico di Torino, R3C Responsible Risk Resilience Centre

Edilizia di Culto


Politiche territoriali per il patrimonio culturale ecclesiastico

La capillare diffusione e la pluralità di espressioni del patrimonio culturale ecclesiastico impediscono di affrontarne i problemi isolando singoli casi o specifiche questioni tecniche. Oltre a una politica culturale e a una strategia pastorale, la corretta gestione del patrimonio della Chiesa richiede competenze di lettura a scala vasta attente a dati sociali, paesaggistici, economici, infrastrutturali, affinché la finalità prima di tale patrimonio – l’evangelizzazione – possa declinarsi in modo efficace nei confronti delle diverse criticità e potenzialità territoriali.

Tra i diversi temi da considerare, il rischio è uno di quelli che deve incontrare maggior attenzione e sensibilità nelle comunità cristiane locali e nella società civile: l’irriproducibilità dei beni e – soprattutto – il valore della vita delle singole persone e delle comunità che “abitano” i beni stessi devono rappresentare uno stimolo a rendere le comunità, nel loro insieme, responsabili del patrimonio culturale ricevuto, che deve essere trasmesso e incrementato.

All’interno di consistenze patrimoniali a volte apparentemente eccessive, o ridondanti, o troppo impegnative per le risorse di comunità cristiane, le valutazioni per un corretto uso dei beni culturali devono considerare i diversi tipi di rischio, tra cui quello sismico: le “geografie del rischio” e le “geografie dell’abbandono” hanno rilevanti punti di sovrapposizione. Affinché ogni singolo oggetto possa trovare un proprio ruolo nel territorio e nella vita delle comunità, assumendo in modo responsabile il tema del rischio assieme a quello della valorizzazione, devono essere valutati organicamente i diversi tipi di adattabilità dei singoli beni, per usi ordinari o di emergenza.

Tale obiettivo è complesso, ossia non può essere perseguito in modo lineare o mono-disciplinare, considerate le criticità non solo tecniche, ma anche di consapevolezza culturale, che permangono nelle attività di prevenzione del rischio sismico. Nel contesto del centro interdipartimentale Responsible Risk Resilience Centre (R3C) del Politecnico di Torino, di recentissima istituzione, sono state avviate ricerche sui temi del rischio legato ai sistemi patrimoniali territoriali, con particolare attenzione ai beni ecclesiastici e di interesse religioso. Obiettivo delle ricerche avviate è indagare la possibilità di un approccio alla gestione del patrimonio culturale ecclesiastico che possa essere di supporto alle strategie di prevenzione del rischio e di gestione delle emergenze più a vasta scala, in un quadro di sinergie tra istituzione diverse preposte al governo del territorio e alla tutela.

In questo contesto, la lettura trasversale delle normative civili (Piani Nazionali di prevenzione del rischio sismico, Direttive e indicazioni operative, Norme Tecniche per le Costruzioni, leggi di tutela, ecc.) ed ecclesiastiche evidenzia zone di integrazione e problematiche operative ancora aperte. Le diverse finalità delle direttive non mancano di offrire, ai diversi operatori, campi liberi dove poter considerare strategie comuni di tipo tecnico e programmatico.

Nel valutare possibili strategie, si ritiene che queste possano concretizzarsi in via preliminare nell’implementazione e nell’integrazione degli strumenti ad oggi disponibili, come le attività gestite dalla Protezione Civile, o il Censimento delle chiese italiane, promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana, al fine di sperimentare approcci e valutare protocolli per delineare nuove strategie territoriali che consentano alle comunità un maggior grado di consapevolezza sul tema del rischio, che si possa riflettere anche nelle attività ordinarie di progettazione e di partecipazione comunitaria alle scelte.


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