Il patrimonio della chiesa per il culto

di Don Valerio Pennasso Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto - CEI

Edilizia di Culto



Conoscenza

La Chiesa deve gestire le proprie  risorse economiche e patrimoniali per conseguire la sua missione. Non è lecito infatti alla Chiesa possedere beni temporali per fini diversi da quelli che le sono propri o in una misura eccessiva rispetto alla necessità del loro conseguimento. Il Concilio Vaticano II afferma che «la Chiesa si serve di strumenti temporali nella misura in cui la propria missione lo richiede» (GS 76). Certamente tra i fini caratterizzanti la missione della Chiesa rientra l’ordinamento del culto (cf. PO 17 e can. 1254 § 2); sappiamo quanto siano importante disporre di edifici e beni destinati al suo esercizio.

Per questo motivo la cura del patrimonio è una dimensione importante nel governo degli enti ecclesiastici. Prendersi cura delle cose significa prendersi cura delle persone che queste cose servono, nel giusto rapporto di priorità: la carità, i poveri e il culto divino.

La condizione fondamentale per la cura delle persone e delle cose è la conoscenza, non soltanto delle quantità dei beni e il loro valore, la loro collocazione e il loro stato di conservazione, ma soprattutto la loro destinazione d’uso attuale Ma ciò che ne determina un valore maggiore è l’uso che se ne potrà fare per la carità e il Vangelo.

Valorizzazione

Il maggior valore che si attribuisce alle cose sta proprio nel destinarle per il motivo per il quale sono state volute e realizzate. Per questo le comunità cristiane usano dei beni con questa principale e somma necessità. Lo stile poi del prendersi cura è quello della trasparenza, del rigore e delle giustizia. Una giustizia che guarda alle necessità delle persone e al bene, da perseguire e realizzare, affinché si attui un ulteriore valore: la legge è per le persone.

I vescovi italiani nell’ultima Assemblea generale di maggio 2018, nel contesto della deliberazione delle nuove regole per la concessione dei contributi derivanti dai fondi dell’8x1000 della CEI, hanno indicato alcuni criteri per la gestione del patrimonio all’interno della più ampia attività pastorale della chiesa.

Nella gestione del patrimonio le diocesi potranno affrontare gli interventi urgenti e quelli strutturali partendo da una visione complessiva e unitaria del patrimonio ecclesiastico (storico culturale, recente e nuovo, mobiliare e immobiliare). Per questo non si potrà prescindere da una sua puntuale e articolata conoscenza.

Cercheranno di considerare il patrimonio nella prospettiva della sua più ampia valorizzazione, prestando attenzione al valore che questi ha per le comunità e in vista della missione fondamentale della Chiesa.

Verranno considerati prevalenti gli interventi sul patrimonio immobiliare ecclesiastico esistente, anche recente, per un suo migliore utilizzo.

Nel caso in cui sia necessario provvedere alla realizzazione di nuovi complessi parrocchiali, ci si muoverà sulla base di programmazioni diocesane, tenendo conto dell’intero patrimonio disponibile

In questo contesto i vescovi hanno ribadito la volontà di agire all’interno di regole e criteri di rigore e trasparenza introducendo procedure di controllo e di monitoraggio.

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